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La Carta dei diritti delle persone autistiche

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"Le persone autistiche devono poter godere degli stessi diritti e privilegi della popolazione europea nella misura delle proprie possibilità e del proprio miglior interesse.".....

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Il Bullismo di casa nostra

PREFAZIONE

Questo articolo è stato scritto per noi dal dott. Giovanni Felice Pace psicologo dell’Associazione e pubblicato sul nuovo Gazzettino della proloco di Cicciano. L’episodio è realmente successo a un ragazzo della nostra Associazione ed è nostro dovere diffondere la notizia afinché questi episodi non succedano più. Con rammarico e stupore abbiamo costatato che la popolazione si è stretta intorno a una omertà senza giustifica e questo ci addolora profondamente in quanto non è così che si affrontano i cosiddetti "bulli" del posto ma con con coraggio e determinazione afinché i Nostri e i Vostri figli possano circolare liberamente per le vie del Paese.
Il Presidente
Castaldo Antonietta.


Il Bullismo di casa nostra

Capita alle volte di subire un sopruso o una minaccia, ad opera di qualcuno o di qualche istituzione. La cosa fa il suo decorso nella nostra mente, lo spavento si affievolisce e prendono forma le nostre reazioni, le cosiddette strategie di risposta, che nella maggior parte dei casi ci faranno operare la scelta opportuna. Le librerie hanno scaffali zeppi di libri su chi o cosa sia il bullo o l’aggressore in genere e provano a dare spiegazioni più diverse per un problema che ha quasi sempre la stessa dinamica. C’è un ragazzo più "forte" ed uno più "debole", il primo opera violenza sull’altro e l’ultimo diviene vittima. Nella maggior parte dei casi il "debole" riuscirà a fronteggiare la cosa, volendo essere romantici un giorno darà una lezione al bullo, ed ognuno vivrà la sua vita come in universi paralleli.

Non è però di una storia del genere di cui vogliamo parlare, ma di ben due episodi accaduti proprio a Cicciano. Fabio è un ragazzo che molti specialisti chiamerebbero disabile, un Asperger tecnicamente, ha infatti una qualche forma di compromissione del funzionamento sociale: si fida degli "amici", sempre. Mentre era in uno dei tanti bar di Cicciano a guardare una partita di calcio, il suo sport preferito, alcuni ragazzi presenti gli hanno detto che sarebbe stato meglio con i capelli più corti, forse gli avranno detto anche che qualcuno di loro era in grado di tagliarglieli, e lui si è fidato. Non più di una settimana dopo, in una delle sale giochi, mentre Fabio si stava divertendo con i videogames gli si è avvicinato un ragazzo che, spalleggiato da altri suoi amici, gli ha chiesto in prestito un braccialetto. Fabio ha accettato sicuro del fatto che quelle persone fossero amiche e che il braccialetto prestato fosse quello di pelle e non quello d’oro che un suo parente gli aveva regalato tempo prima. Si sbagliava!

Tornato a casa ha avvertito i genitori di avere una strana sensazione, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, ed ha raccontato i fatti. Nessuno più di un genitore sa raccontare la sofferenza di un figlio, e vi posso garantire che è tanta, ed il senso di impotenza che investe un genitore dopo una cosa del genere è solo la minima parte della forza che ci vuole per provare a spiegare ad un ragazzo come Fabio come comportarsi in queste situazioni, per provare a dare un nome a "quella strana sensazione", per spiegargli che probabilmente quel braccialetto perso non tornerà più, che deve tenerci alle sue cose e non prestarle. Sarebbe un compito arduo per ciascun genitore, un sasso sul cammino alla socializzazione dei propri figli, mentre per i genitori di Fabio è come scalare un monte ogni volta, un cammino fatto di equilibri e continue cadute. Difficile!

E sapete una cosa?

Questi bulli lo hanno fatto per scommessa. Una decina d’euro forse, una pacca sulla spalla e qualche complimento.

La rabbia che monta nel sapere di questi episodi è cieca, non ha confine né limiti: come si fa a partorire un’idea così malsana?

La domanda che nasce nelle nostre menti è: chi è il vero Disabile?

L’unica risposta che si può dare è che il Vero Disabile è colui che vede un’altra persona che ha bisogno e si gira dall’altro lato o anzi fa di più! Prova a rendergli la vita ancora più difficile! Il Vero Disabile quando incontra una persona meno fortunata supera i limiti e le regole, umilia, isola ed esclude l’altro sottolineando le differenze e provando un grande senso di gratificazione nel farlo. Il Vero Disabile non sa fermarsi davanti all’altro, non è in grado di ascoltare e neppure di osservare, si contorna di altri come lui con lo scopo di aumentare la propria autostima. Probabilmente è solo un modo per sentirsi migliori! Cosa c’è di grandioso nel prendersela con una persona che non sa difendersi? Aberrante, l’unico commento possibile. L’importante è porre una differenza: lui è così, io no.

Il Vero Disabile non si può mettere alla pari di Fabio, perché si sente perfetto. Per sentirsi perfetto ha bisogno di additare chi è imperfetto, nella personale concezione di "imperfezione". Nessuno potrà mai dire quali sono le ragioni per azioni del genere. Presunzione? Immaturità? Ignoranza? Stupidità? Cattiveria? Forse solo alcune o forse tutte insieme.

La cosa più importante non è farsi giustizia da soli o, al contrario, rinchiudersi nella propria impotenza ma fare informazione. Nelle scuole, a casa, tra gli amici: ovunque. Non possiamo lasciare che i nostri fratelli più sfortunati abbiano un ulteriore macigno sulla strada, dobbiamo provare a spaccare quello più attaccabile: la società. Solo tramite l’informazione sarà possibile alleviare una parte delle sofferenze a ragazzi come Fabio ed a quelli ancora più sfortunati, alle loro famiglie che devono combattere ogni giorno con l’isolamento e le centinaia di difficoltà che costellano le loro vite. Il Bullismo è solo uno dei segni della cultura della violenza che si sta diffondendo nella nostra gioventù ed è una delle urgenze che vanno ad affollare la nostra agenda di buon cittadino. Ricordiamo che anche il bullo o chi opera violenza è una persona fragile e bisognosa d’aiuto. Ha solo un modo complesso di chiedere.


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