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A Roma il guru della sindrome di Asperger


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04/06/2013


A Roma il guru della sindrome di Asperger
Aumentano i casi perché l’età media dei genitori è sempre più alta

Ci sono sempre più bambini colpiti dalla sindrome di Asperger, un disturbo che appartiene alla "famiglia" dell’autismo. Questo avviene «perché l’età media dei genitori è sempre più alta e ciò aumenta di 6 volte la probabilità di avere un figlio con la sindrome».
Parola di Tony Attwood, psicologo clinico inglese che si occupa della sindrome di Asperger da trent’anni, intervenuto oggi a Roma a un convegno sull’argomento organizzato all’università Sapienza dal Gruppo Asperger, un’associazione di genitori di bambini colpiti dalla sindrome, che si differenzia dall’autismo classico perché non presenta ritardi particolari nello sviluppo del linguaggio o di quello cognitivo. «I primi gap tra un bambino sano e uno autistico - spiega Attwood - si osservano verso i 2 anni: perdita di competenze e delle abilità, scarso interesse per le cose che lo circondano». Ma alcuni campanelli d’allarme possono arrivare anche prima. Già a 9 mesi, infatti, possono essere individuati degli indicatori nell’accelerazione anomala della crescita: i bambini con la sindrome, quindi, spesso sono più alti del normale e sono macrocefali. L’accelerazione della crescita tende comunque a scomparire nel tempo. Un’attenzione particolare devono averla le famiglie in cui esiste un precedente di malattia, perchéé il 20% avrà un giorno un secondo caso. «Questo è un dato importante a scopo di ricerca - analizza Attwood - perché ci permette di fare monitoraggi e controlli precoci».

L’appello di Attwood è rivolto ai medici di famiglia. «Se le mamme vi dicono che i bimbi non parlano più - avverte - controllate subito che non ci sia autismo. Mancanza di vocalizzazione, infezione alle orecchie e disturbo del sonno sono altri campanelli d’allarme, per non parlare di un vero e proprio odio per i rumori che costringe spesso il bambino ad evitare feste e parchi». Molti altri faticano ad avere un "contatto oculare" con gli altri essere umani, «rifiutano di osservarne i volti, che invece sono gli "obiettivi" più fissati dal bambino nei primi anni di vita».

I pazienti con Asperger, precisa l’esperto Gb, sono «persone attratte semplicemente più dalle cose che dalle altre persone». Si tratta di soggetti «che nella vita hanno trovato qualcosa di più interessante della socializzazione, vivono nel mondo, ma non danno priorità al socializzare. La loro non è stupidità, pazzia o cattiveria, ma solo una struttura neurologica diversa».
«Il mio viaggio alla scoperta dell’autismo - ricorda Attwood - è antichissimo. Si è fatto molto, ma tanto ancora c’è da studiare. Quando iniziai, l’autismo era considerato una malattia rara, veniva confusa con schizofrenia e psicosi infantile. Oggi posso dire che l’autismo è una situazione infettiva: più ci si adatta all’interlocutore e ci si comporta in modo strano come il paziente autistico, più si tende ad equipararsi a lui. È il figlio che influenza il genitore, e non il contrario».


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