Primi segni dell’autismo già presenti a un mese di vita
LA STAMPA. http://www.lastampa.it/.
LONDRA
08/11/2013
Primi segni dell’autismo già presenti a un mese di vita
Si "leggono" in occhi bebè
Alcuni ricercatori della Emory University hanno identificato i segni dell’autismo presenti nel primo mese di vita del bambino.
Gli scienziati, come si legge sulla rivista Nature, hanno seguito i bambini dalla nascita fino ai tre anni, usando tecnologie che tracciano il movimento degli occhi per misurare il modo in cui i piccoli rispondevano agli stimoli sociali. I bambini che più tardi avrebbero ricevuto una diagnosi di autismo mostravano un declino nell’attenzione visuale nei confronti delle altre persone dall’età di due mesi in avanti.
La scoperta, di Ami Klin della Emory University di Atlanta, potrebbe non solo gettare le basi per la diagnosi pre-esordio della malattia, ma anche suggerire nuove strategie di intervento precoce.
La carenza di "contatti oculari" è un fenomeno che si riscontra spesso nel bambino autistico, non a caso la disabilità sociale intesa come chiusura e difficoltà di interazione è uno dei sintomi caratteristici della malattia. Questo fenomeno viene anzi usato come criterio diagnostico. Nessuno, però, aveva mai osservato prima d’ora che tale aspetto dell’autismo compare già nei primi mesi di vita, quando ancora la malattia non ha fatto il suo esordio.
Gli esperti se ne sono accorti usando uno strumento ad hoc per seguire gli occhi di neonati monitorati con questo apparecchio dalla nascita fino a 24 mesi. Di questi neonati alcuni erano ad elevato rischio autismo (avevano parenti stretti colpiti dalla malattia); gli altri a basso rischio. Ad alcuni dei bambini, intorno a tre anni, è stata diagnosticata la malattia. Ebbene, è emerso che questi bimbi sin dai primissimi mesi di vita, soprattutto tra 2-6 mesi, tendevano a perdere il contatto con gli occhi di altri che interagivano con loro e più in generale non riuscivano a seguire con lo sguardo tracce di interazione sociale.
Lo studio dei contatti oculari, concludono gli autori della ricerca, non può però essere tuttavia fatto attraverso una semplice osservazione, bensì solo utilizzando apparecchi ad alta tecnologia.
